Scoperto che l'acqua su Marte rimase allo stato liquido più a lungo grazie ad enormi esplosioni di metano.


A quanto pare l'acqua liquida è rimasta a lungo sulla superficie di Marte grazie a delle enormi esplosioni di metano, che producendo un intenso effetto serra l'hanno "protetta" ed allo stesso tempo hanno riscaldato il pianeta. O almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience da alcuni ricercatori dell'Università di Chicago, i quali attraverso una serie di modelli matematici hanno provato a rispondere all'annosa questione della presenza dell'acqua sul Pianeta rosso. In pratica, come ampiamente dimostrato anche dai rilievi del rover Curiosity, (giunto nel cratere Gale nell'Agosto 2012), la superficie marziana in un passato remoto fu ricca di fiumi, laghi e probabilmente anche mari ed oceani. Tuttavia questo fu possibile soltanto nelle fasi iniziali della vita di Marte, ovvero quando la sua atmosfera, (successivamente spazzata via dal vento solare), permetteva all'acqua di rimanere allo stato liquido: si tratta di un periodo chiamato Nochiano, risalente a 4,1 miliardi di anni fa e che molto probabilmente permise anche la presenza di vita sotto forma di microorganismi. Ad ogni modo con il passare del tempo il pianeta rosso passò velocemente da una condizione climatica abbastanza calda da permettere piogge al cosiddetto periodo Esperiano, durato circa 700 milioni di anni e caratterizzato da freddo e ghiaccio: nel periodo successivo, l'Amazzonico, (che va da 3 miliardi di anni fa fino ai giorni d'oggi), queste condizioni si sono estremizzate e stabilizzate. Tuttavia, grazie ai rilevamenti effettuati da Curiosity, è stato dimostrato che su Marte l'acqua continuò a fluire, (forse sotto laghi protetti da una lastra di ghiaccio), anche in condizioni nelle quali tecnicamente non avrebbe potuto resistere. In sostanza, stando ai calcoli dei ricercatori guidati da Edwin Kite, l'assottigliamento dell'atmosfera sarebbe stato "compensato", appunto, da esplosioni di depositi di metano, situati sotto la superficie di Marte, causate alla forte esposizione ai raggi solari dovuta a sua volta dell'elevata inclinazione dell'asse di rotazione planetario: come noto, a differenza della Terra il Pianeta rosso ha un asse che può inclinarsi anche di 20°. Comunque sia esponendo questi depositi al Sole si sarebbero riversate nell'atmosfera rarefatta elevatissime concentrazioni di metano, le cui capacità come gas serra sono 25 volte superiori a quelle dell'anidride carbonica. In altre parole il metano avrebbe permesso all'acqua di restare allo stato liquido molto più a lungo di quanto avrebbero potuto fare fenomeni di vulcanismo e gli impatti di meteoriti, che possono sì influenzare i cambiamenti climatici ma non a sufficienza per spiegare, infine, i rilevamenti "idrici" effettuati di Curiosity.

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